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venerdì 1 giugno 2012

RECENSIONE: Poliça – GIVE YOU THE GHOST

Totally Gross National Product  (aprile 2012)
Genere: Elettro pop/ Alt R&B

Penso sia inutile nascondersi dietro ad un dito. Il motivo principale per il quale mi sono avvicinatio a questa neonata band di Minneapolis è uno solo. Il profluvio di complimenti espressi nei loro confronti da Justine Vernon dei Bon Iver, per i quali ultimi i Poliça apriranno varie date del tour 2012, compresa la imperdibile tappa italiana di Ferrara, il prossimo 19 luglio.

Alla cieca, quindi, in maniera ancora più intrigante, ho cominciato ad annusare questo GIVE YOU THE GHOST. E fin dalla prima traccia (Amongster) ho pensato che anche se non saranno proprio “la migliore indie band del mondo” (Justine Vernon, cit.), danno un contributo essenziale quanto meno alle mia implacabile, insaziabile, mai doma, pulsione di cercare e scovare dell’ottima musica non convenzionale.

Ho così scoperto che voce nonché leader del gruppo è la giovanissima Channy Leaneagh, ex frontgirl, con il nome di Channy Caselle, dei Roma di Luna (una indie band di Minneapolis, di respiro anni 80 e di “rionale” successo) oltre che collaboratrice, assieme allo stesso Justin Vernon, del progetto musicale Gayngs, assieme a più di 20 altri musicisti.

Rispetto al suo recentissimo passato, la voce di Channy (molto simile, tra le altre, a quella di Dido o a quella di Nataly Dawn dei Pompaloose di Jack Conte) è qui vittima di costanti effetti distortivi, quasi estremi, ma sempre in perfetta sintonia con l’atmosfera ultraterrena che la musica ricostruisce. Tastiere e sintetizzatore quasi sempre in evidenza su un basso ed una batteria che comunque si sentono, in modo distinto, e si percepiscono come parte di un concetto musicale che vuole comunque rimanere ancorato alla fisicità del suono. Rare volte ho assistito ad una così maliziosa ed azzardata mistura di artificiale e reale, che riuscisse a sedurmi in modo irreversibile, in maniera così beffarda e irrazionale.

C’è un po’ di dream pop, un pizzico di chillwave (specie nel ritmo), ci sono certi profumi dance anni novanta (le tastiere degli Everithing but the girls e Haddaway), accenni di R&B e funky, ma soprattutto tanta tanta voglia di fare qualcosa di diverso e sicuramente distintivo e peculiare per un esordio che non fatico a definire con i fiocchi. Tutte le tracce sono sopra la media, ma meritano particolare menzione Amongster (immensa), I See My Mother, Form, la deliziosa  Lay Your Cards Out e lo space-funky di Leading to Death, il calo del sipario subito prima dello scroscio di fragorosi applausi. I miei applausi. Sinceri.

Justin, ci sei andato vicino.

82/100


Pubblicata su Storia della Musica

Tracklist:

1. Amongster
2. I See My Mother
3. Violent Games
4. Dark Star
5. Form
6. The Maker
7. Lay Your Cards Our
8. Fist, Teeth, Money
9. Happy Be Fine
10.
Wandering Star
11. Leading To Death

 

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