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lunedì 29 aprile 2013

ALBUM DELLA SETTIMANA: Teho Teardo e Blixa Bargeld - STILL SMILING



Teho Teardo e Blixa Bargeld - STILL SMILING (Spécula, 2013)



 Industrial - Avantgarde









Ci sono cose che mi scorticano le membra fino a solleticarmi l’anima. 

L’aria è densa, pesante.  L'umore, mediamente critico, con me stesso, in primo luogo. Vorrei non capire quello che mi dite perché nella pacifica incoscienza si ripara e si sostanzia la mia ansia, spesso disattesa, di divertimento.  Ma poi va a finire che capisco tutto, o così m’illudo. Ed è una cosa terribile, se poi siamo in pochi, a capire. La musica è divertimento, in primo luogo, ma è anche ansia di conoscenza, di scoperta, di purificazione attraverso un percorso tortuoso e saturo di insidie scomode. Mi domando. Esiste, nella musica, un punto di equilibrio tra il divertimento e la meticolosa conoscenza? Tra la facile fruizione e la difficile e spesso irrazionale scoperta di un bisogno complesso? Si può ancora gioire senza farsene necessariamente una colpa? E’ colpa il desiderio solitario di rifuggire la splendida banalità alla ricerca di un’emozione, all’apparenza illegittima, ma che si rivela poi autentica e definitiva? La mente ed il cuore di chi alimenta e si alimenta di musica sono degli strumenti di misura che con il tempo, generalmente, cambiano la tara. Teho Teardo e Blixa Bargeld hanno più volte ed in modo irreversibile manomesso la mia bilancia emotiva nel corso degli anni e quest’album, Still Smiling, giunge quando sono più che pronto a riceverlo. Di più, ne sentivo il bisogno. E con me, ne sono sicuro, ci sarà una discreta schiera di navigatori temerari appassionati di sentieri poco battuti ma dal fascino devastante.




Teho Teardo e Blixa Bargeld sono due giganti della musica contemporanea che hanno saputo vivere comodamente tanto nelle retrovie quanto sotto i riflettori, senza all’apparenza ricercare né gli uni né gli altri. Fuori dai riflettori importanti, soprattutto agli inizi delle rispettive carriere, la loro musica si è nutrita, per anni, nelle cantine polverose di grandi metropoli europee (in particolare Roma e Berlino), degli input provenienti dalle sottoculture più innovative, bizzarre e d’avanguardia, contribuendo sicuramente a forgiarne i contenuti. Il primo è un artista (compositore, musicista, sound designer) dalla trentennale carriera, gran parte della quale su scala internazionale (tra i tanti, Meathead, Matera, Here, Operator), ultimamente impegnato soprattutto nella realizzazione di colonne sonore originali per il cinema italiano d’eccellenza (sue le colonne sonore originali, tra gli altri, de Il Divo e di Una vita tranquilla) il secondo è uno dei punti di riferimento della musica industrial e dell’avanguardia tutta con la band culto degli Einsturzende Neubauten, di cui è tutt’ora leader, oltre ad essere stato per anni (più di venti) la chitarra ed una delle colonne portanti di Nick Cave and the Bad Seads.
 

I due avevano già lavorato assieme nel 2009 in uno spettacolo della Socìetas Raffaello Sanzio, la compagnia di teatro di Cesena devota alla sperimentazione e alla rappresentazione d’avanguardia. In quell’occasione assieme a loro c’era anche Alexander Balanescu, il visionario violinista rumeno presente pure in questo Still Smiling assieme al suo fidato quartetto d’archi. La collaborazione tra Teardo e Bargeld era poi continuata l’anno successivo con la firma del brano “A quite life” per la colonna sonora dell’omonimo (previa traduzione) film con Toni Servillo. Brano tra l’altro ripresentato in quest’album con una nuova magnifica veste. A completare la squadra di musicisti che prestano la propria opera per quest’ultimo progetto c’è poi il superlativo violoncello di Martina Bertoni.




Still Smiling è, insieme, il teatro d’avanguardia e la composizione cinematografica, l’ansia, la forza e l’irrequietezza industrial verso la comunicazione, simultanea, di bisogni vitali e di apparenti banalità attraverso un mezzo che sembra indecifrabile e che ne ribalta i rispettivi ruoli. Il cantato teatrale di Bargeld passa, anche all’interno di uno stesso brano, dall’italiano al tedesco all’inglese senza regola apparente alcuna guidato soltanto dalla musicalità e dall’emotività delle rispettive peculiarità fonetiche. C’è un magico connubio tra l’elettronica elegante di Teardo ed il fascino oscuro e angosciante degli archi, cadenzati e ritmati o semplicemente assecondati dalla voce di Bargeld, sempre in primo piano, e sempre perfettamente incastonata nell’amalgama sonora impeccabile che ne deriva.  Still Smiling è, soprattutto, un forte concentrato di emozioni. E queste, davvero, non le si possono spiegare. Le si possono vivere, le si possono indicare, ma si deve essere pronti a riceverle così come preparati a viverle da soli, o in buona compagnia. 

Succede così a quelle cose, a quelle persone, a quelle forme d’arte che mi scorticano le membra fino a solleticarmi l’anima. 


Tracklist

1.Mi scusi
2.Come up and see me
3.Axolotl
4.Buntmetalldiebe
5.Still smiling
6.Nocturnalie
7.Alone with the moon
8.What if…?
9.Konjunktiv II
10.Nur zur Erinnerung
11.A quiet life
12.Defenestrazioni




giovedì 18 aprile 2013

RECENSIONE: Suuns - IMAGES DU FUTUR



Suuns - IMAGES DU FUTUR (2013, Secretly Canadian)

Krautrock - Elettronica - Alt Rock













Pubblicata su Storiadellamusica.it


L'autista dell'autobus mi parla di spread, delle ragioni per cui avrei dovuto votare la protesta, per protesta, di protesta, quando una volta era il cucchiaio di Totti o le arringhe che contrapponevano le tesi sul brutto naturale rispetto al prosperoso rifatto bene. Per terra e' sporco, c'è odore di pipì, ci sono le cacche dei cani che devo evitare, non mi posso distrarre. Sono tante, alcune rigogliose, altre più mestamente piccole e rinsecchite. Attenzione però, vanno assolutamente evitate anche quelle, me lo ripeto come un mantra. Al supermercato faccio la spesa con i successi in sottofondo. Ma l'hai sentito Mengoni? È favoloso e poi c'ha na voceSi ma i Modà? Arrivo alla cassa, sono stanco e tanto triste ("i Modà?"), c'e' fila, tanta fila. Ma cosa vuole, e' venerdi', la gente smette di lavorare e fa la scorta per la settimana. Forza però, manca poco. Giusto il tempo che la nonnina lì davanti trovi nella sua borsa i 2 centesimi che le mancano per fare cifra esatta. Poi una signora, in grembiule verde e tacchi a spillo, capelli color mogano strisciati di giallo, molto stirati, unghie da pantera, annuncia svogliatamente al microfono che "apre di qua". Ecco che finalmente comprendo sulla mia pelle cosa intendeva dire Quel tale con quell'ipocrita “gli ultimi saranno i primi”.[...] Che paese di merda.





No, non sono impazzito, per quanto non possa comunque escluderlo categoricamente. Sta di fatto che è frustrante vivere in questo paese dove tutto ciò è la norma e troppo spesso ci si sente fuori luogo, non a proprio agio. In Francia, almeno all'apparenza, le cose vanno diversamente. Nel campo musicale, ad esempio, negli ultimi anni  si sforna musica di sicuro valore tanto da essere facilmente esportata in tutto il mondo. Un francese, almeno da questo punto di vista, può sentirsi appagato da quello che la propria terra sa offrire, e i riconoscimenti oltre frontiera dei propri figli inorgogliscono meritatamente questa gente.

Il krautrok sta tornando in auge ma la matrice crucca è ormai solo un punto di riferimento sentimentale, ragion per cui forse, oggi più che mai, sarebbe meglio esprimersi in altri termini (motorik?). Se l’anno scorso avevo apprezzato davvero tanto gli album di Tristesse Contemporaine (S/T) e soprattutto di Zombie Zombie (Rituels d’un nouveau monde), quest’anno il lato elettronico del mio cuore ha seriamente rischiato di esplodere.





Da Montreal, dal Canada francese,  arriva questo Images du futur dei Suuns, l’album più bello che mi è capitato di ascoltare da quando racconto dischi. È relativamente poco tempo che lo faccio, sebbene giudizi sui dischi ascoltati, tanti, ne ho sempre dati. Ma si sa, verba volant. Per far si che qualcosa rimanga, bisogna scriverlo, non importa dove, l’importante è lasciar traccia.





L’immaginario è  sempre in qualche modo francese, ragion per cui la geografia della musica elettronica che si rifà a certe tendenze va necessariamente aggiornata se non addirittura riscritta. Images du futur è stato scritto e registrato quando a Montreal imperversava una fervida protesta studentesca che Ben Shemie, leader della band, giura abbia influenzato pesantemente l’animo del gruppo e conseguentemente l’intero album, con quel suo clima di “eccitamento, speranza e frustrazione”. Tutto, in effetti, sembra riportare l’animo dell’ascoltatore nella direzione di un eccitamento calmierato da una costante e deprimente sensazione di rassegnazione.






Attenzione, il cocktail suddetto è micidiale e rischia seriamente di destabilizzare. La parte elettronica eccita, stordisce, richiamando spesso dimensioni oniriche ed ultramateriali; il ritmo mette marzialmente in riga; le chitarre tagliano come lame affilatissime che stuzzicano maliziosamente ferite aperte e sanguinanti, dove il dolore ed il piacere scoprono i tanti punti in comune.  C’è un generale senso di tristezza nell’aria, ma c’è anche una voglia matta di risollevarsi.  C’è energia, c’è una sonorità ricca, strutturata su vari livelli che si sovrappongono dando vita ad un tripudio di note, fisiche ed elettroniche, che lasciano letteralmente senza fiato (Mirror Mirror, 2020, Power of Ten, Holocene City). C’è quell’impagabile senso di soddisfazione dato dal volersi legare ad ogni singola traccia con morbosità, perché la si ritiene unica e gratificante, come capitava forse nelle compilation di brani tosti che si usava preparare per tenere in macchina, dove non si ha tempo e modo di saltare le tracce o trovare quella giusta da ascoltare. Qui tutto è giusto, tutto va ascoltato, niente è fuori posto.






E se Zinedine Zidane avesse fatto bene a darci quella testata? E se ce l'avesse tirata più forte, saremmo forse oggi un paese migliore? I Modà, sarebbero ancora così apprezzati da una moltitudine di gente ancora in vita? Vabbè, poco importa, sarebbe solo una delle davvero tante ragioni per le quali questo paese dovrebbe essere lasciato a se stesso, o alla moltitudine di persone che qui ci vive bene o senza grossi drammi.
Per il resto, Images du futur è il disco più bello da quando racconto dischi. Uno dei più belli da quando ho smesso di ascoltare la classifica e ho cominciato ad apprezzare la Musica


Tracklist
  1. Powers of Ten
  2. 2020
  3. Minor Work
  4. Mirror Mirror
  5. Edie's Dream
  6. Sunspot
  7. Bambi
  8. Holocene City
  9. Images du Futur
  10. Music Won't Save You