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martedì 7 maggio 2013

ALBUM DELLA SETTIMANA: Colin Stetson - NEW HISTORY WARFARE VOL.3 - TO SEE MORE LIGHT



Colin Stetson - NEW HISTORY WARFARE VOL.3 - TO SEE MORE LIGHT (2013, Constellation)


Avantgarde - Saxophone Jazz







      

Sia chiaro, se suoni il sassofono, hai come fonti di ispirazione e numi tutelari gente come Anthony Braxton e Ornette Coleman, ti muovi nel campo di una musica fuori dagli schemi classici, perlopiù sperimentale e d’avanguardia, dove il sax è l’elemento portante se non l’unico elemento delle tue composizioni, così come fa oggi gente del calibro di Mats Gustafson o il nostro immenso Luca T. Mai (Zu, Mombu); se fai della tecnica della respirazione circolare il tuo marchio di fabbrica abiurando la tecnica classica alla ricerca di suoni che assomigliano più a barriti di elefanti che a note di ottoni; se sei tutto ciò, di certo, non rischi di essere considerato un ruffiano della (e nella) musica. Almeno non fino a quando condividi le tue paturnie e manie musicali schizofreniche con i protagonisti indiscussi del panorama para-meta-indie mondiale degli ultimi anni, tra i tanti, gli Arcade Fire e, da ultimo,  Justin Vernon/Bon Iver






Questo concetto Colin Stetson ed il suo magnifico sax (basso, tenore e contralto) lo devono aver avuto ben presente nel terzo capitolo del  New History Warfare, sottotitolato To see more light. Rispetto ai due capitoli precedenti, comunque validissimi e sicuramente più temerari nella sperimentazione e nell’ansia di destrutturazione della forma canzone, l’ultimo capitolo risulta indubbiamente di più facile lettura per un orecchio allenato a certe sonorità. 




 

L’ingombrante sax basso è il re indiscusso che scende a compromessi, nella sua ininterrotta profusione di note calde ed avvolgenti (e qui la respirazione circolare ripaga abbondantemente gli sforzi immondi che la stessa richiede ai polmoni di Colin) solo con la voce di Justin Vernon che recita, su alcuni brani, i più belli (And in Trouth, Who the waves are roaring for) anche qui il ruolo di Bon Iver, specie quello dell’ultimo album. Solo in un momento, il brano Brute, Justin sperimenta una inaspettata vena cattiva e disperata, forse anche buffa, di matrice death metal, che sicuramente non si era mai assaporata sinora nelle sue produzioni. Ragion per cui questo brano sembra più un pezzo dei Meshuggah che suonano i Mombu che una ulteriore perla di raffinata sperimentazione stetsoniana.



L’album è registrato in presa diretta, live, senza sovraincisioni, seppur sembri incredibile che ciò possa essere realmente accaduto. Solo una miriade di microfoni piazzati a distanze ed angolazioni diverse, a catturare le diverse sfumature del suono magico del sax, dalle note vere e proprie fino alle percussioni dei tasti dello strumento, sfumature poi mixate con abilità da maestro in studio da Ben Frost, co-produttore, assieme allo stesso Stetson, dell’album. Solo la voce di Vernon è aggiunta in un secondo momento, ma va benissimo così.






Profumi da primi Sigur Ros si respirano nel cantato di Among the Sef mentre la title track, nei suoi 15 minuti di ininterrotti profluvi di note (nella prima parte, in maggioranza alte) e rimbombi, sembra la perfetta colonna sonora per un documentario di uccelli che abbandonano lande ghiacciate alla ricerca del calore riparatore. Verso metà traccia sembra che il sassofono si trasformi in una viola rendendo l’ambiente più cupo con una litania oltremodo lamentosa che quasi in contemporanea fa la sua comparsa in scena. Sembra l’avanguardia industriale dell’ultimo Teardo/Bargeld, e la cosa non può che farmi estremamente piacere. Una sola cover, la What are they doing in heaven today, uno splendido vecchio canto gospel di Washington Phillips, interpretato con metodo e trasporto impeccabile da Vernon, accompagnato dalle pulsazioni continue delle note alte del sax di Stetson.





 
Con questo ultimo capito della trilogia del New History Warfare di Colin Stetson si è di fronte al tentativo meglio riuscito di sdoganamento e volgarizzazione di uno dei filoni più ostici ma allo stesso tempo affascinanti dell’avanguardia, quella jazz. Sono sicuro che molti, per la prima volta, assaporeranno il piacere malato della nota storta e ubriaca di un sax solo perché spinti dalla curiosità di sentire l’ultima collaborazione del loro amato Justin Vernon. Ma se questo è il prezzo da pagare per guadare il fiume che separa l'anonimato da palcoscenici ben più affollati, il gioco vale decisamente la candela. L’ultimo album di Colin Stetson è infatti una miniera di emozioni, viziate ancora dal germe della sperimentazione libera e in gran parte scomposta, ma guarite ed addolcite dalla medicina della passione incondizionata per la buona musica e dal rispetto dignitoso per i rispettivi ruoli. Quello del talentuoso sassofonista e del cantautore sopra la media. Non si poteva chiedere di più, sinceramente. 


 Tracklist

  1. And In Truth
  2. Hunted
  3. High Above A Grey Green Sea
  4. In Mirrors
  5. Brute
  6. Among The Sef (Righteous II)
  7. Who The Waves Are Roaring For (Hunted II)
  8. To See More Light
  9. What Are They Doing In Heaven Today?
  10. This Bed Of Shattered Bone
  11. Part Of Me Apart From You


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