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sabato 30 novembre 2013

ALBUM DELLA SETTIMANA: Death Grips - GOVERNMENT PLATES

Death Grips - GOVERNMENT PLATES (self, 2013)






avant rap, hardcore hip pop, elettronoise





Il concerto dei Death Grips al quale ho assistito l'anno scorso (qui il report, qui un pò di foto scattate da me), mi ha cambiato.



Un cambiamento che in realtà era cominciato qualche tempo prima, quando scoprii l'esistenza di questo terzetto di Sacramento (quasi sempre un duo nei live) devoto a una miscela sonora esplosiva e dannata, dove parlare di hip pop, rap, hardcore-techno, noisecore, elettro, industrial ci sta, ma fino ad un certo punto. Un fiume costantemente in piena che non conosce pause o ridimensionamenti. Sempre costantemente nell'eccesso. Di suoni, parole, immagini (no dico, la cover di No Love Deep Web ve la ricordate no?). 

Con la media di un album e mezzo all'anno dal 2011 fino a quest'ultimo Government Plates siamo già a 4 album (il primo, in realtà, Eximilitary, "solo" un mixtape, anche se ad oggi, a mio parere, ancora il loro prodotto migliore). Ma il livello è sempre altissimo in ogni produzione, né si smentisce quest'ultimo LP, dove le cuffie restano incollate alle tue orecchie come ventose industriali, fino al perforamento del cervello.  Questo è il primo singolo estratto, dal titolo "You might think he loves your money but I know what he really loves you for it's your brand new leopard skin pillbox". Se credete che le emozioni forti non facciano per voi, lasciate pure stare.





Su questo video, l'ascolto integrale, buon viaggio:






domenica 24 novembre 2013

ALBUM DELLA SETTIMANA: Fire! - WITHOUT NOTICING

Fire! - WITHOUT NOTICING (Rune Grammofon, 2013)





free jazz - jazzcore - krautrock- psychedelia - prog funk





Mats Gustafsson, molto banalmente, al sax, Jonas Berthling al basso e Andreas Werliin alla batteria. Questi sono i Fire!, quelli che, stando alle parole dello stesso Gustafsson, fanno "Swedish jazz classics from the future".


Ascoltare quest'album e farsi venire una voglia grande di trasferirsi in Svezia per aspettare e cominciare ad abituarsi a questa annunciata prossima venuta di musica svedese dal sapore forte e travolgente, innovativa e perforativa allo stesso modo in cui può esserlo un meteorite che si schianta al suolo di un pianeta incolpevole e necessariamente fermo, senza possibilità alcuna di schivarlo.



Non che una sola volta mi sia capitato di ascoltare qualcosa dalla miriade di progetti del talentuoso metasassofonista scandinavo senza rimanere travolto dalla sua originalità e totale assenza di schemi o riproduzione di "banali" dettami classici. Questa volta però, oltre alla forza innovativa, alla goduria del suono sporco, mozzato, rozzo, schizofrenico della sua appendice ottonica si apprezza il letto di sfumature kraute e psichedeliche su un ritmo quasi funkeggiante dal forte retrogusto noir.




Tracklist

1 Standing On A Rabbit 
2 Would I Whip 
3 Your Silhouette On Each 
4 At Least On Your Door 
5 Tonight. More. Much More
6 Molting Slowly 
7 I Mostly Stare

domenica 17 novembre 2013

ALBUM DELLA SETTIMANA: His electro blue voice - RUTHLESS SPERM

His electro blue voice - RUTHLESS SPERM (Sub Pop, 2013)





shoegaze - grindcore- noise rock







In Italia, in questi giorni, c'è chi si vanta in giro per il mondo di avere le palle d'acciaio. Si, l'ha smentito.  Ma l'ha detto, l'ha detto. Se tanto mi dà tanto allora gli His electro blue voice, trio al fulmicotone di Como ma dalla forte vocazione cross border (l'etichetta è nientemeno che la Sub Pop, si quella che si legge sui dischi dei Nirvana, quella lì) le palle le hanno di piombo zincato a caldo.



Ruthless sperm è il loro primo album, per quanto il terzetto sia attivo ormai da anni con vari Ep, singoli e split, di quelli giusti, tanto da arrivare alle esigenti orecchie della suddetta etichetta. C'è tanta roba in quest'album. C'è rabbia, c'è metodo, c'è ispirazione ma non ci sono le barriere che un italiano generalmente fatica a scrollarsi di dosso se vuole essere credibile a prescindere dal suo passaporto. 




Non saranno dei pionieri, degli scopritori, degli antesignani, ma quello che fanno lo fanno molto bene. Banalizzando, in estrema sintesi, come se sulle rive del lago di Como i Japandroids trovassero un luogo per seppellire gli sconosciuti. Un gran casino, cupo e riverberato. Come piace a me.




Tracklist

1. Death Climb 
2. Spit Dirt 
3. Sea Bug 
4. Tumor 
5. The Path 
6. Born Tired
7. Red Earth

sabato 9 novembre 2013

ALBUM DELLA SETTIMANA: Cave - THREACE

Cave - THREACE (Drag city, 2013)



prog funk - psych funk - afrobeat - krautrock









La bella musica può piacere o non piacere, ma sempre bella musica rimane. I Cave, quartetto di Chicago votato alla psichedelia strumentale dal forte groove, hanno sempre avuto una proposta musicale valida e perquanto mai  totalmente innovativa, sempre di gran gusto e qualità incontestabile.


THREACE è l'ultima creatura in termini di LP, probabilmente la più completa, probabilmente la meglio riuscita. Un viaggio tra psichedelia e funk progressivo, dove non si riesce mai a comprendere bene dove finisca l'una e cominci l'altra, perchè semplicemente viaggiano assieme.  Provate ad immaginare i Calibro 35 che suonano in una allucinata comune tedesca degli anni '70. La cosa vi stuzzica? Non può non farlo e dedicare un pò di tempo all'ascolto di questo splendido album non potrà che saziare la vostra voglia di buona musica. Attenti però, crea dipendenza.


track 4: Shikaakwa



track 1: Sweaty Fingers





sabato 2 novembre 2013

ALBUM DELLA SETTIMANA: Melt-Banana, FETCH

Melt-Banana, FETCH (A-Zap, 2013)



Noise, alt nippop, elettro hardcore








Come se ti dicessero che per ripararti dagli effetti di una deflagrazione nucleare devi indossare gli occhiali del 3D e alzare il bavero del cappotto, continuando comodamente a goderti lo spettacolo. Puoi pure farlo, magari il fungo lo vedi di un colore diverso e ti senti più sicuro e riparato. Quando però inizierai a renderti conto che tutto ciò non è bastato e comincerai a correre come un pazzo nella direzione opposta, avrai giusto il tempo di realizzare che quel mattone che ti sta fracassando la nuca è una dolorosa rima con la crudele realtà.



Fetch, dei giapponesi Melt-Banana, è un'esplosione nucleare. Di suoni duri e schizofrenici, amalgamati da corpose e martellanti frustate di basso,  scanditi da rullate frenetiche di batteria, taglienti chitarre noise, disturbati da sapienti elementi/momenti di elettronica da film di fantascienza di seconda scelta. Un pò come se i Mars Volta dividessero la scena con i Deerhoof per radere al suolo ogni tua pretesa di ascolto comodo, rilassato e tendente al defaticamento celebrale. Per ascoltarli mi sono messo comodo sul divano, mani incrociate dietro la nuca e gambe tese tendenti allo scivolamento sul pavimento.




Povero me. Fu allora che mi venne in mente la scena dell'esplosione nucleare con gli occhialini del 3D. Tranquillo io, mentre il mondo attorno a me stava cambiando il destino delle cose, e la sistemazione degli oggetti delle mia stanza. Tutto a causa di quell'esplosione apparentemente scomposta, ma poi alla fine scientificamente testata, che risponde al nome di Fetch, dai sempre verdi Melt-Banana






Tracklist:

01 – Candy Gun
02 – The Hive
03 – Vertigo Game
04 – Left Dog (Run, Caper, Run)
05 – Infection Defective
06 – My Missing Link
07 – Zero+
08 – Schemes Of The Tails
09 – Lie Lied Lies
10 – Red Data, Red Stage
11 – Then Red Eyed
12 – Zero