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mercoledì 20 giugno 2012

RECENSIONE: Afterhours - MEET SOME FREAKS ON ROUTE 66

In allegato al numero di Marzo 2012 di XL Repubblica
Genere: Alternative Rock

Voleva essere uno scherzo, forse una serie di scherzi tra amici in gita negli States. Beh, cari Manuel &Co, lo scherzo è riuscito. Perché pensavo di andare ad ascoltare un' album aperitivo al prossimo PADANIA, in uscita il 17 aprile, ed invece mi trovo davanti ad un piccolo capolavoro.

MEET SOME FREAKS ON ROUTE 66 è una raccolta di 7 brani scelti tra i più belli della carriera degli Afterhours, più una cover d’eccezione, ri-arrangiati e registrati live in studio in alcuni tra gli studi di registrazione più famosi ed importanti d’America (tra tutti, gli Electrical Audio di Steve Albini).

Si comincia ed E’ solo febbre! Una chitarra elettrica distorta e sporca ci porta nei garage più brutali d’America. Solo la voce di Manuel a farle compagnia. Ne La Sottile linea bianca la chitarra è la stessa ma si odono stridenti inserti di altre chitarre e la batteria ed il basso a pompare il primo sangue vivo dell’album. Molto Woodstock live. Mi piace.

Chissà come avranno rifatto la Ballata per la mia piccola iena, mi sono chiesto. Sa di polvere e cactus. Immaginatevi Manuel e soci suonare in una bettola trovata per caso lungo la Route 66. Un'esperienza che mi mancava. Ed i grossi cappelli di questi mandriani ad ascoltare si muovono a ritmo. Pelle, ed è bello ed inaspettato lo stacco dato dal pianoforte e dalla calda voce di Manuel ad impreziosirlo. Le chitarre sono accennate in delicati nudi arpeggi elettrici. Emoziona, è il pezzo da bis nel concerto dei desideri. Male di Miele, e quello che notoriamente è considerato il pezzo più duro del loro repertorio, è dimezzato nella velocità ed eseguito prevalentemente con chitarre acustiche e violino. Il coro poi è leggermente diverso dalla versione originale. Una bella rivisitazione, più oscura e morbida, senza sezione ritmica, ma certamente apprezzabile. Ideale per una serata tranquilla a sorseggiare birra o del buon whisky. Il Paese è reale, l’esperimento di Male di Miele continua, ma questa volta ce lo saremmo aspettati. Chitarre acustiche, violino e cori deliranti. Quasi da spiaggia e falò. Ma ve lo immaginate un falò con gli Afterhours a suonare? Il cuore potrebbe esplodere. La Vedova Bianca, e la registrazione in presa diretta ci fa credere di essere lì con loro mentre suonano. Echi, riverberi e la batteria che sembra suonata dal vicino di casa, un po’ come in “When the levee breaks” dei Led Zeppelin.

Si chiude con un doveroso tributo al paese ospitante. Gli Afterhours, insiemeagli amici Majakovich, eseguono live (in studio) la versione di Tim Buckley della splendida Dolphins di Fred Neil. E’ come la sigla di chiusura del film che c’è piaciuto tanto. La colonna sonora della lacrimuccia spremuta dalla scena finale della storia. Quella che ci lascia pensare, che ci fa scorrere in mente con malinconia le scene più belle e ci fa stringere la mano della persona importante che ci sta accanto. Vi siete seduti accanto al bigliettaio? Fatti vostri.

Bravi ragazzi, l’aperitivo era ottimo, attendiamo ora con attesa il resto del pranzo, polenta mi sembra di capire.

VOTO: 70/100


01. È solo febbre
02. La sottile linea bianca
03. Ballata per la mia piccola iena
04. Pelle
05. Male di miele
06. Il paese è reale
07. La vedova bianca
08. Dolphins (Afterhours + Majakovich)




 

 

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