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martedì 5 giugno 2012

RECENSIONE: Django Django - DJANGO DJANGO

Because (febbraio 2012)
Genere: Elettro folk

Quando tra nome della band e titolo dell’album si trova scritta quattro volte la stessa parola, si potrebbe pensare alla banalità. Bene, scordatevi questo concetto. DJANGO DJANGO, degli scozzesi Django Django è tutto fuorché banale.

Un album che ho definito electro-folk in quanto in esso gli ingredienti che più comunemente si mescolano sono grancassa, cerchio a sonagli, chitarra ritmica e sintetizzatore. A ciò si aggiunge un cantato quasi sempre in stile Beach Boys, comunque in sè originale e ben calibrato nei suoi cori e contro cori.

Galeotto fu Default, il primo singolo dell’album, lanciato ad inizio 2011 con un video originalissimo e ottimamente cucito addosso al brano. Default è un brano che si ama da subito, che ti rapisce e ti conduce in un vortice di spensieratezza e follia. Grancassa, sonagli, ed una chitarra elettrica, nuda e cruda, che scandisce ed insegue la melodia del cantato in falsetto, ottimamente distorto. Non c’è essere umano sul pianeta Terra e in gran parte dell’Universo che non muoverebbe ininterrottamente testa collo e piede nell’assecondarne il fremito che sa sprigionare. Un capolavoro, e non esagero.

Ma DJANGO DJANGO non è solo Default, il quale già da solo basterebbe a far guadagnare una piena sufficienza a questo disco d’esordio dei nostri amici d’oltremanica. L’intro  (“Introduction”), da brividi, sembra una colonna sonora perfetta per un immaginario sequel di Arancia Meccanica, versione Western. Lo stesso intro lancia e si fonde con il successivo Hail bop, una splendida techno ballad, molto Beach Boys nelle melodie e nel cantato. Dà l’impressione di essere la sigla iniziale di questo album gioiello iniziando ad iniettare nell’ascoltatore quell’assuefazione alle sonorità che seguiranno, rendendo pressoché impossibile una interruzione dell’ascolto totale, in sequenza, dell'album stesso.

Dopo Default, il capolavoro di cui sopra, i nostri amici proseguono di gran carriera sfoderando brani uno più sfizioso dell’altro, con un uso di strumenti, tempi, voci e malizia propri di chi fa musica da tempo e nel modo migliore possibile. E non è un caso se ci son voluti ben tre anni per partorire quest'album.
Waverorms è il brano dove l’uso delle sonorità synt è più accentuato, sempre però con sapienza ed abilità, in un crescendo che conduce ai nostri consueti cori "surfing safari"! Hand of man è la sostanza stupefacente dell’album. Coro nostalgico, sfumato, su un tappeto di chitarra acustica arpeggiata e ritmo basic techno. Una ventata di calma purificante, dannata e sognante, che asciuga il sudore dei balli precedenti.

Segnalo ancora Wor (quasi un remake di Misirlou versione Dick Dale – Pulp Fiction), nella quale la voglia di ballare di Default ritorna a fare capolino, questa volta a cavallo di furiosi puledri al galoppo nella terra rossa, e Storm, semplicemente deliziosa. Bello il twist con inserti mediorientali di Life’s beach, originale la dark-folk-etno-wave di Skies over Cairo e dignitosa l’ultima “techo-Beach BoysSilver Rays.

DJANGO DJANGO è l’esordio più bello e riuscito che mi capita di ascoltare da tempo. Un album pieno, fiero, onesto e sincero. Originale e mai banale. Trascinante e sognante. Un mix di tradizione ed innovazione che mi ha totalmente e definitivamente rapito. Piccoli imprescindibili crescono.

Voto: 91/100

Pubblicata su Storia della Musica

Tracklist:

1.  Introduction
2.  Hail Bop
3.  Default
4.  Firewater
5.  Waveforms
6.  Zumm Zumm
7.  Hand of Man
8.  Love’s Dart
9.  Wor
10. Storm
11. Life’s a Beach
12. Skies Over Cairo
13. Silver Rays

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