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sabato 14 dicembre 2013

LA CLASSIFICA DEI MIGLIORI 100 DISCHI DEL 2013



Torna puntuale l'appuntamento con il classificone di fine anno di Asoulvibration, quello che in passato, statistiche alla mano, si è rivelato essere il momento più atteso e più seguito del blog. Un bell'anno questo 2013, che ne dite? Ricco di buona musica, di tanti graditi ritorni, di belle conferme come di promettenti esordi.  Anche quest'anno sono 100 i dischi che ho selezionato. Tanti, direte. Pochi, dico io e, soprattutto, difficilissimi da mettere in ordine di gradimento. Quello che leggerete è il risultato di uno sforzo immane per provare a dare una valutazione finale ai miei ascolti durante l'anno che sta per chiudersi. Spero possa piacervi e che possa essere un buon supporto per recuperare tutte le cose belle che possono esservi sfuggite.

Con l'occasione ringrazio, ad una ad una, tutte le persone che sono venute a trovarmi quest'anno. Per un novello del web quale io sono, avere quasi 11.000 contatti in un anno (escluse le mie visualizzazioni!) è stato grandioso. Commosso, ringrazio. Di cuore. Buon 2014!
                                                                                                                 
                                                                                                                                             Franz
                                                                                           
100. DEPECHE MODE - DELTA MACHINE
99.   BAUSTELLE - FANTASMA (ITA)
98.   THESE NEW PURITANS - FIELS OF REEDS
97.   LAURA MARLING - ONCE I WAS AN EAGLE
96.   MARLENE KUNTZ - NELLA TUA LUCE (ITA)
95.   MASSIMO VOLUME - ASPETTANDO I BARBARI (ITA)
94.   THE NATIONAL - TROUBLE WILL FIND ME
93.   SANTO NIENTE - MARE TRANQUILLITATIS (ITA)
92.   CAMPETTY - LA RACCOLTA DEI SINGOLI (ITA)
91.   MARTA SUI TUBI - CINQUE, LA LUNE E LE STELLE (ITA)

90.  BROTHERS IN LAW - HARD TIMES FOR DREAMERS (ITA)
89.  LUMINAL - AMATORIALE ITALIA (ITA)
88.  !!! - THR!!!ER
87.  PUBLIC SERVICE BROADCASTING - INFORM - EDUCATE - ENTERTAIN
86.  PET SHOP BOYS - ELECTRIC
85.  AUSTRA - OLYMPIA
84.  MGMT - MGMT
83.  JOHNNY MARR - THE MESSENGER
82.  QUEENS OF THE STONE AGE - LIKE CLOCKWORK
81.  PORCELAIN RAFT - PERMANENT SIGNAL

80.  OMAR SOULEYMAN - WENU WENU
79.  FRANZ FERDINAND - RIGHT THOUGTS, RIGHT WORDS, RIGHT ACTION
78.  VALENTINA GRAVILI - ARRIVIAMO TARDI OVUNQUE (ITA)
77.  THE EX & BRASS UNBOUND - ENORMOUS DOORS
76.  GIACOMO TONI - MUSICA PER AUTOAMBULANZE (ITA)
75.  THE KNIFE - SHAKING THE HABITUAL
74.  CALIBRO 35 - SAID (ITA)
73.  C+C MAXIGROSS - RUVAIN (ITA)
72.  ROKIA TRAORE' - BEAUTIFUL AFRICA
71.  KANYE WEST - YEEZUS


70.  DENSELAND - LIKE LIKES LIKE
69.  RHYE - WOMAN
68.  TRICKY - FALSE IDOLS
67.  DEVENDRA BANHART - MALA
66.  DROPKICK MURPHYS - SIGNED AND SEALED IN BLOOD
65.  POLICA - SHULAMITH
64.  ATOMS FOR PEACE - AMOK
63.  FOREST SWORDS - ENGRAVING
62.  BILL CALLAHAN - DREAM RIVER
61.  DARKSIDE - PSYCHIC

60.  SUADE - BLOODSPORTS
59.  DAVID LYNCH - THE BIG DREAM
58.  PRIMAL SCREAM - MORE LIGHT
57.  JANELLE MONAE - THE ELECTRIC LADY
56.  SULK - GRACELESS
55.  VAMPIRE WEEKEND - MODERN VAMPIRES OF THE CITY
54.  M.I.A. - MATANGI
53.  FOALS - HOLY FIRE
52.  MAZZY STAR - SEASONS OF YOUR DAY
51.  LOW - THE INVISIBLE WAY


50.  MELT BANANA - FETCH
49.  STUART WARWICK - THE BUTCHER'S VOICE
48.  PHOSPORESCENT - MUCHACHO
47.  SIMONA GRETCHEN - POST-KRIEG
46.  DIRTY BEACHES - DRIFTERS /LOVE IS THE DEVIL
45.  BLOOD ORANGE - CUPID DELUXE
44.  THE TALKING BUGS - VIEWOFANONSENSE (ITA)
43.  ZEUS! - OPERA (ITA)
42.  BLUE WILLA - BLUE WILLA (ITA)
41.  OVO - ABISSO (ITA)


40. MATANA ROBERTS - COIN COIN CHAPTER II - MISSISSIPI MOONCHILE
39. IN ZAIRE - WHITE SUN BLACK SUN (ITA)
38. TOY - JOIN THE DOTS
37. CALIBRO 35 - TRADITORI DI TUTTI (ITA)
36. CHELSEA WOLFE - PAIN IS BEAUTY
35. DER NOIR - NUMERI E FIGURE (ITA)
34. SIGUR ROS - KVEIKUR
33. MOMBU - NIGER (ITA)
32. LAND OF KUSH - THE BIG MAMBO
31. MY BLOODY VALENTINE - MBV


30. VOLCANO CHOIR - REPAVE
29. DAVID BOWIE - THE NEXT DAY
28. FUCK BOTTONS - SLOW FOCUS
27. DEATH GRIPS - GOVERNMENT PLATES
26. WOLFE PEOPLE - FAIN
25. CESARE BASILE - S/T (III° ITA)
24. FUZZ - FUZZ
23. GHOSTPOET - SOME SAY I SO I SAY LIGHT
22. THE BLACK ANGELS - INDIGO MEADOW
21. ARCTIC MONKEYS - AM


20.  BOARDS OF CANADA - TOMORROW'S HARVEST
19.  FIRE! - WITHOUT NOTICING
18.  WILLIS EARL BEAL - NOBODY KNOWS
17.  JOHN GRANT - PALE GREEN GHOSTS
16.  JAMES BLAKE - OVERGROWN
15.  MATTHEW E. WHITE - OUTER SPACE
14.  IRON AND WINE - GHOST ON GHOST
13.  TEHO TEARDO & BLIXA BARGELD - STILL SMILING (II° ITA)
12.  KURT VILE - WAKIN ON A PRETTY DAZE
11.  ARCADE FIRE - REFLEKTOR


10.  ARBOURETUM - COMING OUT OF THE FOG/ thrill jockey

9.    BACHI DA PIETRA - QUINTALE  (I° ITA)/ la tempesta

8.    ANNA CALVI - ONE BREATH/ domino

7.    SUUNS - IMAGES DU FUTUR/ secretly canadian

6.    CAVE - THREACE/ drag city

5.    FIRE! ORCHESTRA - EXIT!/ rune grammofon

4.    BOMBINO - NOMAD/ nonesuch


3.    DAFT PUNK - RANDOM ACCESS MEMORY/ sony















2.   TYPHOON - WHITE LIGHTER/ roll call records
















1.    COLIN STETSON - NEW HISTORY WARFARE VOL. 3 (TO SEE MORE LIGHT)/ constellation


sabato 7 dicembre 2013

ALBUM DELLA SETTIMANA - Toy - JOIN THE DOTS

Toy - JOIN THE DOTS (Heavenly, 2013)





psych rock, shoegaze, krautrock, post-punk







Perché mi era piaciuto tanto l'esordio omonimo dell'anno scorso dei Toy? Vediamo. Ho trovato un'ispirazione inaspettata in giovanissimi ragazzi(ni) inglesi, che con tanta passione, metodo e indubbie doti tecniche, proponevano una ricetta che sebbene affondasse saldamente le proprie radici emotive e, per certi versi, pure tecniche, nel rock decadente dei Velvet Underground, vedeva costruita addosso una struttura musicale energica, sempre comunque piuttosto sfuocata negli elementi di primo piano (voci e chitarre) ma decisa e definita (specie dal vivo) nell'accoppiata delle retrovie basso-batteria. 



Con questo (pure troppo) veloce ritorno a distanza di appena un anno, i Toy riconfermano, senza alcuna ansia da prestazione, la loro forza e non mostrano evidenti forzature o imposizioni da cavalcamento dell'hype, per quanto, at the end of the day, non riescano a bissare, ai punti, il valore dell'album d'esordio. 



Di assoluto valore la title track, specie quando sconfina nell'inafferrabile finale da caciara psichedelica, To a Death Unknown, con il suo bagaglio di richiami (sempre i Velvet in prima linea) e il suo azzeccato uncinetto di chitarre ruvide, o l'epico finale, di quasi 10 minuti, dove i nostri tirano fuori l'artiglieria pesante e martellano con precisione la frazione temporale che incontrano, creando l'atmosfera giusta per  poter dire: altro grande album, bravi ragazzi(no)!




Tracklist:

1. Conductor
2. You Won't Be The Same
3. As We Turn
4. Join The Dots
5. To A Death Unknown
6. Endlessly
7. It's Been So Long
8. Left To Wander
9. Too Far Gone To Know
10. Frozen Atmosphere
11. Fall Out Of Love

lunedì 2 dicembre 2013

Goat - LIVE BALLROOM RITUAL (LIVE)

 Goat - LIVE BALLROOM RITUAL (LIVE) (Rocket, 2013)





psych rock, afrobeat, krautrock - live








Esce oggi, 2 dicembre 2013, l'atteso doppio LP live degli svedesi di Korpilombolo GOAT, autentica rivelazione della passata stagione grazie all'album d'esordio, apprezzatissimo in Europa e negli StatesWORLD MUSIC. 



LIVE BALLROOM RITUAL contiene le registrazioni dello show tenutosi lo scorso 27 giugno agli Electric Ballroom di Londra in occasione del lancio del nuovo singolo Stonegoat. Una performance (o rituale, come loro amano definire i loro live) di fuoco dove WORLD MUSIC (più nuovi brani quali appunto Stonegoat e Dreambuilding) viene riproposto con la classica diluizione, astrazione e trasporto di una performance dal vivo. E se parliamo dei GOAT, che già nella versione in studio presentano bene tutte queste caratteristiche, lascio immaginare cosa può essere la trasposizione su disco di un loro rituale in mezzo alla folla. Registrato in estate, esce a ridosso del Natale 2013. Un'ottima idea per regalarlo, farselo regalare, regalarmelo! Buon ascolto.




Qui lo streaming di Deezer.

Tracklist:

01 DIARABI
02 GOLDEN DAWN
03 DISCO FEVER
04 STONEGOAT
05 LET IT BLEED
06 DREAMBUILDING
07 RUN TO YOUR MAMA
08 GOATHEAD
09 GOATMAN
10 GOATLORD
11 DET SOM ALDRIG FÖRÄNDRAS –KRISTALLEN DEN FINA
12 THE SUN THE MOON


sabato 30 novembre 2013

ALBUM DELLA SETTIMANA: Death Grips - GOVERNMENT PLATES

Death Grips - GOVERNMENT PLATES (self, 2013)






avant rap, hardcore hip pop, elettronoise





Il concerto dei Death Grips al quale ho assistito l'anno scorso (qui il report, qui un pò di foto scattate da me), mi ha cambiato.



Un cambiamento che in realtà era cominciato qualche tempo prima, quando scoprii l'esistenza di questo terzetto di Sacramento (quasi sempre un duo nei live) devoto a una miscela sonora esplosiva e dannata, dove parlare di hip pop, rap, hardcore-techno, noisecore, elettro, industrial ci sta, ma fino ad un certo punto. Un fiume costantemente in piena che non conosce pause o ridimensionamenti. Sempre costantemente nell'eccesso. Di suoni, parole, immagini (no dico, la cover di No Love Deep Web ve la ricordate no?). 

Con la media di un album e mezzo all'anno dal 2011 fino a quest'ultimo Government Plates siamo già a 4 album (il primo, in realtà, Eximilitary, "solo" un mixtape, anche se ad oggi, a mio parere, ancora il loro prodotto migliore). Ma il livello è sempre altissimo in ogni produzione, né si smentisce quest'ultimo LP, dove le cuffie restano incollate alle tue orecchie come ventose industriali, fino al perforamento del cervello.  Questo è il primo singolo estratto, dal titolo "You might think he loves your money but I know what he really loves you for it's your brand new leopard skin pillbox". Se credete che le emozioni forti non facciano per voi, lasciate pure stare.





Su questo video, l'ascolto integrale, buon viaggio:






domenica 24 novembre 2013

ALBUM DELLA SETTIMANA: Fire! - WITHOUT NOTICING

Fire! - WITHOUT NOTICING (Rune Grammofon, 2013)





free jazz - jazzcore - krautrock- psychedelia - prog funk





Mats Gustafsson, molto banalmente, al sax, Jonas Berthling al basso e Andreas Werliin alla batteria. Questi sono i Fire!, quelli che, stando alle parole dello stesso Gustafsson, fanno "Swedish jazz classics from the future".


Ascoltare quest'album e farsi venire una voglia grande di trasferirsi in Svezia per aspettare e cominciare ad abituarsi a questa annunciata prossima venuta di musica svedese dal sapore forte e travolgente, innovativa e perforativa allo stesso modo in cui può esserlo un meteorite che si schianta al suolo di un pianeta incolpevole e necessariamente fermo, senza possibilità alcuna di schivarlo.



Non che una sola volta mi sia capitato di ascoltare qualcosa dalla miriade di progetti del talentuoso metasassofonista scandinavo senza rimanere travolto dalla sua originalità e totale assenza di schemi o riproduzione di "banali" dettami classici. Questa volta però, oltre alla forza innovativa, alla goduria del suono sporco, mozzato, rozzo, schizofrenico della sua appendice ottonica si apprezza il letto di sfumature kraute e psichedeliche su un ritmo quasi funkeggiante dal forte retrogusto noir.




Tracklist

1 Standing On A Rabbit 
2 Would I Whip 
3 Your Silhouette On Each 
4 At Least On Your Door 
5 Tonight. More. Much More
6 Molting Slowly 
7 I Mostly Stare

domenica 17 novembre 2013

ALBUM DELLA SETTIMANA: His electro blue voice - RUTHLESS SPERM

His electro blue voice - RUTHLESS SPERM (Sub Pop, 2013)





shoegaze - grindcore- noise rock







In Italia, in questi giorni, c'è chi si vanta in giro per il mondo di avere le palle d'acciaio. Si, l'ha smentito.  Ma l'ha detto, l'ha detto. Se tanto mi dà tanto allora gli His electro blue voice, trio al fulmicotone di Como ma dalla forte vocazione cross border (l'etichetta è nientemeno che la Sub Pop, si quella che si legge sui dischi dei Nirvana, quella lì) le palle le hanno di piombo zincato a caldo.



Ruthless sperm è il loro primo album, per quanto il terzetto sia attivo ormai da anni con vari Ep, singoli e split, di quelli giusti, tanto da arrivare alle esigenti orecchie della suddetta etichetta. C'è tanta roba in quest'album. C'è rabbia, c'è metodo, c'è ispirazione ma non ci sono le barriere che un italiano generalmente fatica a scrollarsi di dosso se vuole essere credibile a prescindere dal suo passaporto. 




Non saranno dei pionieri, degli scopritori, degli antesignani, ma quello che fanno lo fanno molto bene. Banalizzando, in estrema sintesi, come se sulle rive del lago di Como i Japandroids trovassero un luogo per seppellire gli sconosciuti. Un gran casino, cupo e riverberato. Come piace a me.




Tracklist

1. Death Climb 
2. Spit Dirt 
3. Sea Bug 
4. Tumor 
5. The Path 
6. Born Tired
7. Red Earth

sabato 9 novembre 2013

ALBUM DELLA SETTIMANA: Cave - THREACE

Cave - THREACE (Drag city, 2013)



prog funk - psych funk - afrobeat - krautrock









La bella musica può piacere o non piacere, ma sempre bella musica rimane. I Cave, quartetto di Chicago votato alla psichedelia strumentale dal forte groove, hanno sempre avuto una proposta musicale valida e perquanto mai  totalmente innovativa, sempre di gran gusto e qualità incontestabile.


THREACE è l'ultima creatura in termini di LP, probabilmente la più completa, probabilmente la meglio riuscita. Un viaggio tra psichedelia e funk progressivo, dove non si riesce mai a comprendere bene dove finisca l'una e cominci l'altra, perchè semplicemente viaggiano assieme.  Provate ad immaginare i Calibro 35 che suonano in una allucinata comune tedesca degli anni '70. La cosa vi stuzzica? Non può non farlo e dedicare un pò di tempo all'ascolto di questo splendido album non potrà che saziare la vostra voglia di buona musica. Attenti però, crea dipendenza.


track 4: Shikaakwa



track 1: Sweaty Fingers





sabato 2 novembre 2013

ALBUM DELLA SETTIMANA: Melt-Banana, FETCH

Melt-Banana, FETCH (A-Zap, 2013)



Noise, alt nippop, elettro hardcore








Come se ti dicessero che per ripararti dagli effetti di una deflagrazione nucleare devi indossare gli occhiali del 3D e alzare il bavero del cappotto, continuando comodamente a goderti lo spettacolo. Puoi pure farlo, magari il fungo lo vedi di un colore diverso e ti senti più sicuro e riparato. Quando però inizierai a renderti conto che tutto ciò non è bastato e comincerai a correre come un pazzo nella direzione opposta, avrai giusto il tempo di realizzare che quel mattone che ti sta fracassando la nuca è una dolorosa rima con la crudele realtà.



Fetch, dei giapponesi Melt-Banana, è un'esplosione nucleare. Di suoni duri e schizofrenici, amalgamati da corpose e martellanti frustate di basso,  scanditi da rullate frenetiche di batteria, taglienti chitarre noise, disturbati da sapienti elementi/momenti di elettronica da film di fantascienza di seconda scelta. Un pò come se i Mars Volta dividessero la scena con i Deerhoof per radere al suolo ogni tua pretesa di ascolto comodo, rilassato e tendente al defaticamento celebrale. Per ascoltarli mi sono messo comodo sul divano, mani incrociate dietro la nuca e gambe tese tendenti allo scivolamento sul pavimento.




Povero me. Fu allora che mi venne in mente la scena dell'esplosione nucleare con gli occhialini del 3D. Tranquillo io, mentre il mondo attorno a me stava cambiando il destino delle cose, e la sistemazione degli oggetti delle mia stanza. Tutto a causa di quell'esplosione apparentemente scomposta, ma poi alla fine scientificamente testata, che risponde al nome di Fetch, dai sempre verdi Melt-Banana






Tracklist:

01 – Candy Gun
02 – The Hive
03 – Vertigo Game
04 – Left Dog (Run, Caper, Run)
05 – Infection Defective
06 – My Missing Link
07 – Zero+
08 – Schemes Of The Tails
09 – Lie Lied Lies
10 – Red Data, Red Stage
11 – Then Red Eyed
12 – Zero



martedì 16 luglio 2013

NEW VIDEO: Teho Teardo & Blixa Bargeld - WHAT IF

Esce oggi il video di "What if" da STILL SMILING, l'album capolavoro di Teho Teardo e Blixa Bargeld. "What if " è il terzo video dell'album dopo "Mi scusi" e "Alone with the moon". Il video, delizioso, è girato a New York da Michele Baggio ed Enrico Zanetti e si ispira alla Street Art di Bansky. Enjoy.









lunedì 1 luglio 2013

ALBUM DELLA SETTIMANA - Giacomo Toni - MUSICA PER AUTOAMBULANZE

Giacomo Toni - MUSICA PER AUTOAMBULANZE (2013, Martelabel)

swing, jazz, cantautori









La fortuna (non) sta a Milano

  
Se c’è (e c’è) un fluido emozionale continuo, un budello di intenzioni artistiche, che unisce idealmente e istintivamente certo cantautorato, in gran parte ligure, degli anni ’60 e sue derivazioni moderne (Gino Paoli, Luigi Tenco, Bruno Lauzi, Francesco Baccini), quello milanese colto e irriverente dello stesso periodo (in particolar modo Giorgio Gaber e Enzo Jannacci),  il cantautorato italiano aromatizzato allo swing, da Fred Buscaglione a Sergio Caputo passando per Paolo Conte, la dimensione polimorfa, sbilenca e trans-culturale di Vinicio Capossela, bene, se questa comunione e condivisione di spirito c’è  (e c’è) Giacomo Toni, trentenne da Forlimpopoli, ha tutte le carte in regola per non sfigurare al suo interno.



Musica per Autoambulanze è l’esordio discografico da solista di Toni, già leader della 900 band, con la quale ha pure all’attivo 3 LP autoprodotti.  Una carriera già lunga e ricca di soddisfazioni oltre che costellata di riconoscimenti portando in giro per lo stivale la verve classica del pianista-uomodimondo, quello con la valigia piena zeppa di tante belle storie da raccontare, meglio se con un sottofondo sonoro magico e surreale partorito dalla sua allegra e fidata “banda” di musicisti. La Martelabel ha deciso di trasformare in progetto concreto la musica di Giacomo Toni producendo quella che, alla fine, è la sua prima uscita ufficiale.



L’album è un carosello di cartoline variopinte dove si sostanzia una visione cinica e beffarda di un mondo decadente e bislacco, all’interno del quale l’artista ricerca e descrive particolari didascalici bizzarri che fanno sempre la differenza in una storia che si rispetti, mescolando il tutto con una particolare vitalità (dote innata) e il piglio sicuro del pianista "maledetto" (te lo insegna la vita, e lo studio). Il suono è sempre ricco e travolgente, con potenti e veloci  mitragliate di pianoforte (“Come una specie di mezzo matto”) che si alternano a fiati bofonchianti che in più parti salgono in cattedra, con carrattere, dirigendosi verso deliri dalla giocosità brass-balcanica (“L’autoambulanza”) o verso un jazz addirittura spinto (gli acuti di sax ed in generale tutta l’atmosfera un po’ avant di “Maledizione” non stonano proprio per niente, anzi, è questo probabilmente il brano più valido dell’album). Ci sono poi pure gradevoli momenti calipso-swing (“L’ultima volta”), digressioni rock&roll/rockabilly sempre di base swing (“Vita da niente”), serenate al chiaro di luna che farebbero arrossire anche una insensibile e glaciale bellezza teutonica, se solo capisse l’italiano (“Se ti vedo”), momenti dalla raffinata ed intensa partecipazione emotiva (“Notturno”, “Un bel sabato”, “Ode al meccanico mite”) e travolgenti filastrocche sghembe e tendenti alla destrutturazione dove Toni fa il giocoliere con le parole e la musica impazza nel tentativo di stargli dietro (“Il bevitore longevo”, “Le macchine vedovi”).



In definitiva, la proposta di Giacomo Toni convince subito perché si avverte naturalmente una genuina freschezza nel suo essere artista ed una maturità nell’approccio stilistico che sapranno accontentare tanto gli intenditori e appassionati del genere (e nello specifico, degli artisti citati all’inizio) quanto i liberi e financo casuali fruitori della buona musica. Non è mai facile accontentare molti, specie quando non si scende a compromessi con le facilonerie e la banalità, ma con una giusta dose di fortuna e tanto lavoro di divulgazione, il ragazzo potrà fare strada. Io, da parte mia, glielo auguro.

martedì 28 maggio 2013

RECENSIONE: The Strokes - COMEDOWN MACHINE



The Strokes - COMEDOWN MACHINE (2013, RCA)



Indie lo-fi, alt pop, hyonagogic pop












Pubblicata su Storiadellamusica.it

Rolling Stone, checché se ne dica, la più famosa rivista di musica al mondo, ritiene che in mezzo a Yankee Hotel Foxtrot dei Wilco e Kid A dei Radiohead ci sia Is this it dei The Strokes. Mi riferisco ai primi tre posti della loro classifica dei migliori album degli anni 2000. Io le classifiche generalmente le odio ma ricordo che questa mi colpì e per quanto opinabile e perfettibile, la trovavo (e continuo a trovarla) quantomeno molto interessante.





All’epoca dell’uscita di Is this is ero poco più che ventenne e  la mia esperienza circa la musica non convenzionale e fuori dai riflettori che contano era pressoché nulla. Non c’era internet, o perlomeno non come oggi, e la musica nuova era, per me, principalmente una questione di Mtv o VideoMusic. Su una delle due (non ce ne erano molte altre ai tempi nel mero tubo catodico) ho quindi avuto il mio primo incontro con Last night. Un video che sembrava girato in un tempo che non mi apparteneva, un’accordo bicorde ripetuto con ossessione da una chitarra “fumante”, la voce sbiascicata da un pazzo all’apparenza appena uscito da un manicomio criminale, ruvida, in una fedeltà così bassa che sembrava uscisse dalla cornetta di un telefono a gettoni. Un ritmo semplice e scarno di basso e batteria presto riempiti da un motivetto fresco e accattivante. Per me quello fu ciò che gli anglofoni definirebbero un breakthrough. Una svolta. Una delle prime cose che mi portò, di lì a poco, ad impelagarmi irreversibilmente in quel pozzo senza fondo di musica senza barriere o confini predefiniti, spesso nascosta tanto bene che per trovarla devi battere sentieri generalmente poco affollati. Non fu poi questo il caso dei The Strokes che, a prescindere dalle mie pulsioni, divennero un fenomeno planetario, osannato ovunque nel mondo ma soprattutto in terra britannica, dove la loro fama arrivò a rivaleggiare seriamente con quella degli Oasis.






Sono passati 12 anni e questo Comedown Machine è il quinto album in studio dei The Strokes. Che si sia di fronte ad un album dal sapore 80’s ci vuole poco a capirlo. La copertina è come la RCA l’avrebbe fatta 30 o 40 anni fa ed il sound è perlopiù imperniato su sintesi di suoni analogici e drum machine, come si usava fare al tempo d’oro degli Orchestral Manoeuvres in the Dark (il riferimento non è a casuale, ascoltare One Way Trigger per credere). La nostalgia anni 80 non è cosa del tutto nuova nella musica dei The Strokes, ma mai come in quest’album si era deciso di assurgerla a leitmotiv di un intero LP. C’è quindi un pò di quella techno, a tratti minimale (la stupenda 80’s countdown machine, Happy ending Chances, quest’ultima al limite della chillwave di massa), c’è della disco music(Tap OutWelcome to Japon), c’è del sano rock in lo-fi dal sapore brit (All the time), ci sono momenti più energici, quasi hard rock (50/50) altri più math pop (Slow animals) ed altri ancora più tipicamente Strokes (Partners in crime).





Non è Is this it, ma non è neanche un album da ripudiare completamente. Non c’è un singolo che sarà capace di far sognare come fecero Last night o You only live once, ma in compenso, specie se il raffronto è fatto con First impressions of earth, c’è una discreta qualità media di un buon numero di tracce (All the time, 80’s countdown machine e Tap out su tutti), una manciata di ciofeche vere (Chances, 50/50 e Partners in crime), ed un generale, più o meno riuscito, (l’ennesimo), esempio di rivisitazione del versante elettro ludico degli anni '70/ ‘80. Cosa è ormai rimasto, di questi ottanta?  Poco, credo che a breve arriverò pure ad odiarli, tanto continuano ad essere spolpati da una massa indefinita di artisti. Spero vivamente che al prossimo giro, tutti, The Strokes compresi, sappiano guardare avanti, che il futuro, almeno nel mondo delle 7 note, non è poi così male.






Tracklist

  1. Tap Out
  2. All the Time
  3. One Way Trigger
  4. Welcome To Japan
  5. 80's Comedown Machine
  6. 50/50
  7. Slow Animals
  8. Partners In Crime
  9. Chances
  10. Happy Ending
  11. Call It Fate, Call It Karma

martedì 7 maggio 2013

ALBUM DELLA SETTIMANA: Colin Stetson - NEW HISTORY WARFARE VOL.3 - TO SEE MORE LIGHT



Colin Stetson - NEW HISTORY WARFARE VOL.3 - TO SEE MORE LIGHT (2013, Constellation)


Avantgarde - Saxophone Jazz







      

Sia chiaro, se suoni il sassofono, hai come fonti di ispirazione e numi tutelari gente come Anthony Braxton e Ornette Coleman, ti muovi nel campo di una musica fuori dagli schemi classici, perlopiù sperimentale e d’avanguardia, dove il sax è l’elemento portante se non l’unico elemento delle tue composizioni, così come fa oggi gente del calibro di Mats Gustafson o il nostro immenso Luca T. Mai (Zu, Mombu); se fai della tecnica della respirazione circolare il tuo marchio di fabbrica abiurando la tecnica classica alla ricerca di suoni che assomigliano più a barriti di elefanti che a note di ottoni; se sei tutto ciò, di certo, non rischi di essere considerato un ruffiano della (e nella) musica. Almeno non fino a quando condividi le tue paturnie e manie musicali schizofreniche con i protagonisti indiscussi del panorama para-meta-indie mondiale degli ultimi anni, tra i tanti, gli Arcade Fire e, da ultimo,  Justin Vernon/Bon Iver






Questo concetto Colin Stetson ed il suo magnifico sax (basso, tenore e contralto) lo devono aver avuto ben presente nel terzo capitolo del  New History Warfare, sottotitolato To see more light. Rispetto ai due capitoli precedenti, comunque validissimi e sicuramente più temerari nella sperimentazione e nell’ansia di destrutturazione della forma canzone, l’ultimo capitolo risulta indubbiamente di più facile lettura per un orecchio allenato a certe sonorità. 




 

L’ingombrante sax basso è il re indiscusso che scende a compromessi, nella sua ininterrotta profusione di note calde ed avvolgenti (e qui la respirazione circolare ripaga abbondantemente gli sforzi immondi che la stessa richiede ai polmoni di Colin) solo con la voce di Justin Vernon che recita, su alcuni brani, i più belli (And in Trouth, Who the waves are roaring for) anche qui il ruolo di Bon Iver, specie quello dell’ultimo album. Solo in un momento, il brano Brute, Justin sperimenta una inaspettata vena cattiva e disperata, forse anche buffa, di matrice death metal, che sicuramente non si era mai assaporata sinora nelle sue produzioni. Ragion per cui questo brano sembra più un pezzo dei Meshuggah che suonano i Mombu che una ulteriore perla di raffinata sperimentazione stetsoniana.



L’album è registrato in presa diretta, live, senza sovraincisioni, seppur sembri incredibile che ciò possa essere realmente accaduto. Solo una miriade di microfoni piazzati a distanze ed angolazioni diverse, a catturare le diverse sfumature del suono magico del sax, dalle note vere e proprie fino alle percussioni dei tasti dello strumento, sfumature poi mixate con abilità da maestro in studio da Ben Frost, co-produttore, assieme allo stesso Stetson, dell’album. Solo la voce di Vernon è aggiunta in un secondo momento, ma va benissimo così.






Profumi da primi Sigur Ros si respirano nel cantato di Among the Sef mentre la title track, nei suoi 15 minuti di ininterrotti profluvi di note (nella prima parte, in maggioranza alte) e rimbombi, sembra la perfetta colonna sonora per un documentario di uccelli che abbandonano lande ghiacciate alla ricerca del calore riparatore. Verso metà traccia sembra che il sassofono si trasformi in una viola rendendo l’ambiente più cupo con una litania oltremodo lamentosa che quasi in contemporanea fa la sua comparsa in scena. Sembra l’avanguardia industriale dell’ultimo Teardo/Bargeld, e la cosa non può che farmi estremamente piacere. Una sola cover, la What are they doing in heaven today, uno splendido vecchio canto gospel di Washington Phillips, interpretato con metodo e trasporto impeccabile da Vernon, accompagnato dalle pulsazioni continue delle note alte del sax di Stetson.





 
Con questo ultimo capito della trilogia del New History Warfare di Colin Stetson si è di fronte al tentativo meglio riuscito di sdoganamento e volgarizzazione di uno dei filoni più ostici ma allo stesso tempo affascinanti dell’avanguardia, quella jazz. Sono sicuro che molti, per la prima volta, assaporeranno il piacere malato della nota storta e ubriaca di un sax solo perché spinti dalla curiosità di sentire l’ultima collaborazione del loro amato Justin Vernon. Ma se questo è il prezzo da pagare per guadare il fiume che separa l'anonimato da palcoscenici ben più affollati, il gioco vale decisamente la candela. L’ultimo album di Colin Stetson è infatti una miniera di emozioni, viziate ancora dal germe della sperimentazione libera e in gran parte scomposta, ma guarite ed addolcite dalla medicina della passione incondizionata per la buona musica e dal rispetto dignitoso per i rispettivi ruoli. Quello del talentuoso sassofonista e del cantautore sopra la media. Non si poteva chiedere di più, sinceramente. 


 Tracklist

  1. And In Truth
  2. Hunted
  3. High Above A Grey Green Sea
  4. In Mirrors
  5. Brute
  6. Among The Sef (Righteous II)
  7. Who The Waves Are Roaring For (Hunted II)
  8. To See More Light
  9. What Are They Doing In Heaven Today?
  10. This Bed Of Shattered Bone
  11. Part Of Me Apart From You