Colin Stetson - NEW HISTORY WARFARE VOL.3 - TO SEE MORE LIGHT (2013, Constellation)
Avantgarde - Saxophone Jazz
Sia chiaro, se suoni il sassofono, hai come fonti di ispirazione
e numi tutelari gente come Anthony Braxton e Ornette Coleman, ti muovi nel
campo di una musica fuori dagli schemi classici, perlopiù sperimentale e
d’avanguardia, dove il sax è l’elemento portante se non l’unico elemento delle
tue composizioni, così come fa oggi gente del calibro di Mats Gustafson o il
nostro immenso Luca T. Mai (Zu, Mombu); se fai della tecnica della
respirazione circolare il tuo marchio di fabbrica abiurando la tecnica classica
alla ricerca di suoni che assomigliano più a barriti di elefanti che a note di
ottoni; se sei tutto ciò, di certo, non rischi di essere considerato un
ruffiano della (e nella) musica. Almeno non fino a quando condividi le tue
paturnie e manie musicali schizofreniche con i protagonisti indiscussi del
panorama para-meta-indie mondiale degli ultimi anni, tra i tanti, gli Arcade Fire e, da ultimo, Justin
Vernon/Bon Iver.
Questo concetto Colin Stetson ed il suo magnifico sax (basso,
tenore e contralto) lo devono aver avuto ben presente nel terzo capitolo
del New
History Warfare, sottotitolato To
see more light. Rispetto ai due capitoli precedenti, comunque validissimi e
sicuramente più temerari nella sperimentazione e nell’ansia di destrutturazione
della forma canzone, l’ultimo capitolo risulta indubbiamente di più facile lettura
per un orecchio allenato a certe sonorità.
L’ingombrante sax basso è il re
indiscusso che scende a compromessi, nella sua ininterrotta profusione di note
calde ed avvolgenti (e qui la respirazione circolare ripaga abbondantemente gli
sforzi immondi che la stessa richiede ai polmoni di Colin) solo con la voce di Justin Vernon che recita, su alcuni
brani, i più belli (And in Trouth, Who the waves are roaring for) anche qui
il ruolo di Bon Iver, specie quello
dell’ultimo album. Solo in un momento, il brano Brute, Justin sperimenta una inaspettata vena cattiva e disperata,
forse anche buffa, di matrice death metal,
che sicuramente non si era mai assaporata sinora nelle sue produzioni. Ragion
per cui questo brano sembra più un pezzo dei Meshuggah che suonano i Mombu
che una ulteriore perla di raffinata sperimentazione stetsoniana.
L’album è registrato in presa
diretta, live, senza sovraincisioni, seppur sembri incredibile che ciò possa
essere realmente accaduto. Solo una miriade di microfoni piazzati a distanze ed
angolazioni diverse, a catturare le diverse sfumature del suono magico del sax,
dalle note vere e proprie fino alle percussioni dei tasti dello strumento, sfumature
poi mixate con abilità da maestro in studio da Ben Frost, co-produttore, assieme allo stesso Stetson, dell’album. Solo
la voce di Vernon è aggiunta in un secondo momento, ma va benissimo così.
Profumi da primi Sigur Ros si respirano nel cantato di Among the Sef mentre la title track, nei suoi 15 minuti di
ininterrotti profluvi di note (nella prima parte, in maggioranza alte) e
rimbombi, sembra la perfetta colonna sonora per un documentario di uccelli che
abbandonano lande ghiacciate alla ricerca del calore riparatore. Verso metà
traccia sembra che il sassofono si trasformi in una viola rendendo l’ambiente
più cupo con una litania oltremodo lamentosa che quasi in contemporanea fa la
sua comparsa in scena. Sembra l’avanguardia industriale dell’ultimo Teardo/Bargeld, e la cosa non può che
farmi estremamente piacere. Una sola cover, la What are they doing in heaven today, uno splendido vecchio canto
gospel di Washington Phillips,
interpretato con metodo e trasporto impeccabile da Vernon, accompagnato dalle
pulsazioni continue delle note alte del sax di Stetson.
Con questo ultimo capito della
trilogia del New History Warfare di
Colin Stetson si è di fronte al tentativo meglio riuscito di sdoganamento e
volgarizzazione di uno dei filoni più ostici ma allo stesso tempo affascinanti
dell’avanguardia, quella jazz. Sono sicuro che molti, per la prima volta,
assaporeranno il piacere malato della nota storta e ubriaca di un sax solo
perché spinti dalla curiosità di sentire l’ultima collaborazione del loro amato
Justin Vernon. Ma se questo è il prezzo da pagare per guadare il fiume che separa l'anonimato da palcoscenici ben più affollati, il gioco vale decisamente la candela.
L’ultimo album di Colin Stetson è infatti una miniera di emozioni, viziate ancora dal
germe della sperimentazione libera e in gran parte scomposta, ma guarite ed addolcite dalla
medicina della passione incondizionata per la buona musica e dal rispetto dignitoso per i rispettivi ruoli. Quello del talentuoso sassofonista e del cantautore sopra la media. Non si poteva chiedere di più,
sinceramente.
Tracklist
- And In Truth
- Hunted
- High Above A Grey Green Sea
- In Mirrors
- Brute
- Among The Sef (Righteous II)
- Who The Waves Are Roaring For (Hunted II)
- To See More Light
- What Are They Doing In Heaven Today?
- This Bed Of Shattered Bone
- Part Of Me Apart From You
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