swing, jazz, cantautori
La fortuna (non) sta a Milano
Se c’è (e c’è) un fluido emozionale continuo, un budello di
intenzioni artistiche, che unisce idealmente e istintivamente certo
cantautorato, in gran parte ligure, degli anni ’60 e sue derivazioni moderne (Gino Paoli, Luigi
Tenco, Bruno Lauzi, Francesco Baccini), quello milanese colto e irriverente
dello stesso periodo (in particolar modo Giorgio Gaber e Enzo Jannacci), il cantautorato italiano aromatizzato allo
swing, da Fred Buscaglione a Sergio Caputo passando per Paolo Conte, la
dimensione polimorfa, sbilenca e trans-culturale di Vinicio Capossela, bene, se
questa comunione e condivisione di spirito c’è
(e c’è) Giacomo Toni, trentenne da Forlimpopoli, ha tutte le carte in
regola per non sfigurare al suo interno.
Musica per Autoambulanze è l’esordio discografico da solista
di Toni, già leader della 900 band, con la quale ha pure all’attivo 3 LP
autoprodotti. Una carriera già lunga e
ricca di soddisfazioni oltre che costellata di riconoscimenti portando in giro
per lo stivale la verve classica del pianista-uomodimondo, quello con la
valigia piena zeppa di tante belle storie da raccontare, meglio se con un
sottofondo sonoro magico e surreale partorito dalla sua allegra e fidata
“banda” di musicisti. La Martelabel ha deciso di trasformare in progetto concreto
la musica di Giacomo Toni producendo quella che, alla fine, è la sua prima
uscita ufficiale.
L’album è un carosello di cartoline variopinte dove si
sostanzia una visione cinica e beffarda di un mondo decadente e bislacco,
all’interno del quale l’artista ricerca e descrive particolari didascalici
bizzarri che fanno sempre la differenza in una storia che si rispetti,
mescolando il tutto con una particolare vitalità (dote innata) e il piglio
sicuro del pianista "maledetto" (te lo insegna la vita, e lo studio).
Il suono è sempre ricco e travolgente, con potenti e veloci mitragliate di pianoforte (“Come una specie
di mezzo matto”) che si alternano a fiati bofonchianti che in più parti salgono
in cattedra, con carrattere, dirigendosi verso deliri dalla giocosità
brass-balcanica (“L’autoambulanza”) o verso un jazz addirittura spinto (gli
acuti di sax ed in generale tutta l’atmosfera un po’ avant di “Maledizione” non
stonano proprio per niente, anzi, è questo probabilmente il brano più valido
dell’album). Ci sono poi pure gradevoli momenti calipso-swing (“L’ultima
volta”), digressioni rock&roll/rockabilly sempre di base swing (“Vita da
niente”), serenate al chiaro di luna che farebbero arrossire anche una insensibile
e glaciale bellezza teutonica, se solo capisse l’italiano (“Se ti vedo”),
momenti dalla raffinata ed intensa partecipazione emotiva (“Notturno”, “Un bel
sabato”, “Ode al meccanico mite”) e travolgenti filastrocche sghembe e tendenti
alla destrutturazione dove Toni fa il giocoliere con le parole e la musica
impazza nel tentativo di stargli dietro (“Il bevitore longevo”, “Le macchine
vedovi”).
In definitiva, la proposta di Giacomo Toni convince subito
perché si avverte naturalmente una genuina freschezza nel suo essere artista ed
una maturità nell’approccio stilistico che sapranno accontentare tanto gli
intenditori e appassionati del genere (e nello specifico, degli artisti citati
all’inizio) quanto i liberi e financo casuali fruitori della buona musica. Non
è mai facile accontentare molti, specie quando non si scende a compromessi con
le facilonerie e la banalità, ma con una giusta dose di fortuna e tanto lavoro
di divulgazione, il ragazzo potrà fare strada. Io, da parte mia, glielo auguro.
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