psych rock, shoegaze, krautrock, post-punk
Perché mi era piaciuto tanto l'esordio omonimo dell'anno scorso dei Toy? Vediamo. Ho trovato un'ispirazione inaspettata in giovanissimi ragazzi(ni) inglesi, che con tanta passione, metodo e indubbie doti tecniche, proponevano una ricetta che sebbene affondasse saldamente le proprie radici emotive e, per certi versi, pure tecniche, nel rock decadente dei Velvet Underground, vedeva costruita addosso una struttura musicale energica, sempre comunque piuttosto sfuocata negli elementi di primo piano (voci e chitarre) ma decisa e definita (specie dal vivo) nell'accoppiata delle retrovie basso-batteria.
Con questo (pure troppo) veloce ritorno a distanza di appena un anno, i Toy riconfermano, senza alcuna ansia da prestazione, la loro forza e non mostrano evidenti forzature o imposizioni da cavalcamento dell'hype, per quanto, at the end of the day, non riescano a bissare, ai punti, il valore dell'album d'esordio.
Di assoluto valore la title track, specie quando sconfina nell'inafferrabile finale da caciara psichedelica, To a Death Unknown, con il suo bagaglio di richiami (sempre i Velvet in prima linea) e il suo azzeccato uncinetto di chitarre ruvide, o l'epico finale, di quasi 10 minuti, dove i nostri tirano fuori l'artiglieria pesante e martellano con precisione la frazione temporale che incontrano, creando l'atmosfera giusta per poter dire: altro grande album, bravi ragazzi(no)!
Tracklist:
1. Conductor
2. You Won't Be The Same
3. As We Turn
4. Join The Dots
5. To A Death Unknown
6. Endlessly
7. It's Been So Long
8. Left To Wander
9. Too Far Gone To Know
10. Frozen Atmosphere
11. Fall Out Of Love
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