Modern Life (2012)
Alt pop - Funky - Disco
Titolo liberamente ispirato ad un vecchio romanzo di un certo Guido Ghezzi (perdonate la mia colpevole ignoranza al riguardo), Le vostre speranze non saranno deluse è l’ultima opera lunga dei Masoko. Tanto originali, talentuosi ed intelligenti quanto ai più (ahimé) ancora quasi del tutto sconosciuti, hanno alle spalle una già lunga ed importante carriera, cominciata, nell’ultimo anno della lira, a Roma, con il nome di Masoko Tanga. Nel corso degli anni sono stati insigniti di importanti riconoscimenti nella scena underground nazionale e si sono esibiti su numerosi palchi che contano, anche all’estero (nel 2007 rappresentarono l’Italia allo Sziget, tanto per dirne una).
Con alle spalle due Lp (Bubù7te e Masokismo) e numerosi EP, Le vostre speranze non saranno deluse è l’album che fa compiere ai Masoko il salto di qualità, come il titolo, in modo apparentemente spocchioso, lasciava in verità presagire.
Un album che ha visto una lunghissima gestazione ma, come si suole dire, ne è valsa la pena. Disco funky d’autore, mi piace definirlo così. Testi originali e per certi versi dissacranti, cantati con mestiere ed ironia da Davide De Leonardis, che si adagiano sopra un humus musicale d’altri tempi, dove la disco funky nostrana anni 70/80 è mirabilmente richiamata, sebbene potenziata da strutture, richiami e ricami, che ne fanno un qualcosa di più. Di più gustoso, completo e potente.
“Non c’è più l’inquinamento di una volta”, “perché non hai più di dieci dita?” “prima del crollo delle borse eri diversa […] mi piacevi di più” “ma come esci, sistemati le ali” “sei più giovane se la notte va avanti a birra e sigarette” “al telegiornale dicono che mi vuoi ammazzare” tutte espressioni apparentemente stralunate e demenziali, ma invece straordinariamente lucide nella loro arguta e ironica visione della vita quotidiana. Geniali, per come la vedo io.
Ma la forza di quest’album non sta certamente solo in questa singolare lettura dell'esistenza umana e nella contestuale trasposizione della stessa nella lirica delle loro canzoni. La musica dei Masoko è di alto livello, ed è un valore aggiunto che ha il singolare merito di regalare all’utilizzatore finale un duplice approccio al disco. Meditativo o zuzzurellone, a seconda dell’umore e del momento. Il basso, gran protagonista, scoppietta e pompa le casse, ritmato da una batteria fedele e discreta. Le chitarre, elettriche ed acustiche, sono delicate, a tratti impercettibili ma salgono in cattedra con malizia all’occorrenza. Le tastiere poi sembrano indicarti sapientemente la strada nel viaggio a ritroso nei tempi che furono.
Unica avvertenza, prima di ascoltare, leggere attentamente il foglietto illustrativo. Principio attivo: Masoko. Somministrazione: 2-3 volte al giorno, meglio se completamente sobri. Effetti collaterali: potreste ritrovarvi a piangere (Il diavolo, forse il pezzo più bello ed intenso assieme ad Oggetti, e Tirati un po’ su), a ridere di gusto (Buco nella testa, Mi vuoi ammazzare) a ballare in modo gaio sotto mirrorballs rotanti, sognando di indossare parrucconi cotonati e abiti sgargianti e scintillanti di paillettes (a me è capitato con, Il futuro non è, In alto, e con Fortuna, dal minuto 2:54 in poi). Il tutto senza dare mai troppo peso a quello che si fa, si dice o si ascolta. Perché questi sono, se volete, i Masoko.
Le vostre speranze non saranno deluse. Dalla speranza al dato di fatto, il passo è stato breve. Ora più che mai, Masokista convinto.
Pubblicata su Storia della Musica
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