Genere: Dark/pop-rock
Una manciata di The Kills, un cucchiaio di Garbage, un pizzico di PJ Harvey, Alanis Morrisette e Black Sabbath (udite udite!) quanto basta. Una ricetta semplice e veloce per piacevoli serate in compagnia di incubi inattendibili, abitati da buffi mostriciattoli e scanzonate paranoie esistenziali.
Foe e' il nome artistico di Hannah Clark, giovane artista inglese al suo debutto quest'anno sul long playing con questo Bad Dream Hotline. L'anno scorso la nostra Foe aveva parzialmente scoperto le sue carte pubblicando il singolo "Deep Water Heartbreaker" e fu un fulmine a ciel sereno. Un pezzo perfetto. Energia, sensualità e carisma da artista navigata. Un video accattivante e suggestivo a sugellare un piccolo gioiello musicale. Si era così innestata in me una trepidante attesa per l’uscita dell’ album che, dopo innumerevoli ascolti, ha solo parzialmente confermato la prima sensazione di avere a che fare con un'artista vera e completa, un talento di appena 21 anni.
Un album energico questo Bad Dream Hotline, ma con ricorrenti moderazioni pop e soft-techno. Una voce deliziosa, morbida ma maliziosa. Una chitarra elettrica che si apre spesso in accordi pieni, distorta con misura, talvolta al limite del pulito ("A Handsome stranger called death"), altre volte piu' cattiva, molto noise ("Get money", "Genie in a coke can"). La chitarra di Jamie Hince dei The Kills viene alla mente un po' in tutti brani, e quando e' introdotta o accompagnata dall'organetto simil Hammond fa davvero un figurone. Ma potremmo parlare per ore della musica di Foe senza venire mai a capo del reale valore aggiunto di questo album. Lei, Hannah Clark, capelli rossi (ma visti anche blu, gialli e rosa) colorito cadaverico ed una voce dalla quale anche un insulto personale sarebbe ben accetto. Una ragazzina travestita da donna malinconica ma tristemente sensuale, una streghetta, come le piace essere definita.
Ci sono molti brani che varrebbe la pena di segnalare perchè di piacevole ascolto e di dignitosa fattura.
"Cold Hard Rock" e' il primo singolo dell'album. Diffuso ad inizio anno fa un po' da anello di congiunzione con quanto prodotto nel 2011. In esso ritroviamo energia, ambientazioni e sensazioni dark e la sensualita' un po' pazza ed un po' malinconica di Hannah. Segnalo ancora alcuni brani che piu' di altri mi capita di voler riascoltare maggiormente, per irrazionali e animaleschi impulsi che ci viene difficile ora razionalizzare: Ballad for the Brainkeepers, Get money, Genie in a coke can e la dolcissima ed amabilissima A Handsome stranger called death.
In definitiva, un album semplice e gradevole ma che non mostra mai una chiara personalità espressiva. E' un pò come quando ti ricordi di avere un pezzo di quella meravigliosa lasagna (The Kills) fatta da mamma nel frigo. Ti sale l'acquolina in bocca, la prendi, la prepari, la riscaldi ma poi...ecco, non è come quella mangiata il giorno primo. Buona si, ma quando in mente hai ancora certi sapori, certe emozioni, la sensazione è inevitabilmente quella di mangiare un avanzo riscaldato. C'è pure da dire che le potenzialità ci sono, e con una migliore miscela degli ingredienti il piatto può diventare sicuramente più succulento. E non parlo della lasagna di mamma, quella è buona così com'è.
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